San Liberale, o Villaggio Coordinato, nasce dall’idea della costruzione di un agglomerato di case popolari nel secondo dopoguerra, per agevolare gli abitanti di San Nicoló che dopo il bombardamento del 7 aprile 1944 rimasero senza tetto. San Nicolò venne gravemente colpito da un mortaio nel corso del bombardamento aereo che distrusse buona parte del centro storico di Treviso. Gli architetti Ridolfi, Tramontini e Romano progettarono la maggior parte degli edifici attualmente presenti "nel villaggio".
All'interno del villaggio sono rintracciabili dodici tipi edilizi: a schiera, in linea, a torre, a corte; ciascuno è diversificato per altezza e colorazione, ma è connotato da elementi ricorrenti, talvolta prefabbricati, come: coronamenti, cornici, logge, porte, scale, finestre, ringhiere, rostrine e grate.
Il villaggio presenta molti spazi verdi, delle sezioni stradali generose che permettono un soleggiamento perfetto degli edifici, orientati rigorosamente secondo l'asse eliotermico, tutte queste attenzioni del disegno urbano del quartiere, sono una risorsa importante e distinguono i suoi gli spazi da quelli di altre lottizzazioni costruite nello stesso periodo, presenti nelle aree extra moenia della città di Treviso.
Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, il quartiere iniziò a vivere una fase di importanza commerciale, con l'apertura di numerosi negozi e botteghe per le vie del quartiere. Tuttavia, negli ultimi 15-20 anni, San Liberale ha vissuto un lento ma inesorabile declino. Da zona vivace e animata, è diventato un quartiere dormitorio, multietnico e abitato principalmente da anziani, svariati negozi sono stati costretti a chiudere.
Recentemente alcuni edifici del villaggio sono stati riqualificati, e anche grazie al PINQUA - Programma nazionale per la qualità dell’abitare che ha finanziato il progetto "Treviso, San Liberale: il parco abitato" sono previsti degli interventi di rigenerazione urbana, finalizzati a concorrere alla riduzione del disagio abitativo e insediativo e all’incremento della qualità dell’abitare, riconoscendo all’edilizia sociale un ruolo prioritario. I soggetti attuatori sono: ATER, ISRAA, ATS
Dalla consultazione dell'archivio digitale del FAST sono state rinvenute delle documentazioni fotografiche del quartiere tra gli anno 50 e gli anni 70.
Treviso, Villaggio san liberale-strada (1950-1960)
Fotografo: Gnocato, Giuseppe
Treviso, Villaggio San Liberale (1950-1960)
Fotografo: Gnocato, Giuseppe
Treviso- Villaggio coordinato San Liberale- La chiesa e campo sportivo (1950-1970)
Fotografo: Gnocato, Giuseppe
Dalla consultazione dell'archivio digitale del MIC (Ministero Italiano della Cultura), che raccoglie il "Censimento delle architetture italiane dal 1945 a oggi" sono state rinvenute le schede riferite al quartiere coordinato C.E.P. di San Liberale che testimoniano come il quartiere sia considerato patrimonio dell'architettura italiana del '900
https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=2735
La mappa evidenzia le aree di intervento "comparti" e i vari soggetti attuatori dell'edificato del Quartiere di San Liberale
_________ comparto INA-casa
_________ comparto INA_INCIS
_________ comparto LL.PP
_________ comparto UNRRA
INA-CASA fu un piano di intervento dello Stato per realizzare nell'immediato secondo dopoguerra edilizia pubblica su tutto il territorio italiano con i fondi gestiti da un'apposita organizzazione presso l'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA).
INA-INCIS è l’acronimo di l’Istituzione Nazionale per le case degli impiegati statali, ente pubblico italiano fondato nel 1924 per la costruzione di alloggi per gli impiegati civili e militari dello Stato finanziati da esso.
U.N.R.R.A è l'acronimo di “United Nations Relief and Rehabilitation Administration”,organizzazione internazionale tra 44 Paesi per raccogliere fondi da dare ai paesi più colpiti dalla seconda guerra mondiale, fondato nel 1943 comincia ad operare nel 1944 soprattutto nei Paesi europei (Polonia, Grecia, Albania e Italia) e in Cina.
Dal 1944 al 1946 vennero spesi quattro miliardi e mezzo di dollari in aiuti, forniti per lo più dagli Stati Uniti d'America.
LL.PP. è l’acronimo di (ministero dei) Lavori Pubblici, così chiamato fino al 2001, attualmente Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, destinati alla manutenzione o alla costruzione di opere pubbliche, finanziati dallo Stato o da Enti locali, fondato nel 1973.
GRUPPO R Mario Ridolfi, Wolfgang Frankl, Domenico Malagricci, Vinicio Paladini
Mario Ridolfi nasce a Roma il 5 maggio 1904.
Il giovane inizia a lavorare dal 1918 al 1923, inizialmente come dattilografo, poi come disegnatore presso Vittorio Ribaudi, ingegnere alle Cartiere meridionali, presso il quale Potrà così, terminate le scuole inferiori, e così iscriversi al Museo artistico industriale nella sezione C destinata ai futuri architetti.
Si iscrive alla Scuola superiore di architettura di Roma, nella quale si diploma e poi laurea nel 1929 con il progetto per una Colonia marina a Castelfusano.
Negli anni tra il 1931 e il 1940 la partecipazione a concorsi e la realizzazione di alcune opere pregevoli vedono consolidarsi la fama dell'architetto romano, procurandosi molti lavori di rilievo, sviluppando vari studi manualistici, i quali trovano spazio nel Manuale dell’architetto.
Riceve il Premio Presidente della Repubblica per l’architettura dell’anno 1963.
L'ultimo periodo in Umbria, nonostante una progressiva perdita della vista, lo vede protagonista di una nuova stagione creativa, caratterizzata da progetti e realizzazioni nei dintorni di Terni per una committenza privata, interventi afferenti a quello che è stato definito come il Ciclo delle Marmore.
Le ultime mostre di Ridolfi invece furono una grande mostra a Terni: “Le architetture di Ridolfi e Frankl” e, l’anno seguente, alla Corderia dell’Arsenale, nell’ambito della prima Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia: “La presenza del passato”.
Dopo una vita passata a lavorare tra Roma e Terni, insieme ai suoi colleghi Wolfgang Frankl e Domenico Malagricci, l'architetto ormai quasi totalmente cieco e con gravi difficoltà motorie, si toglie la vita a seguito della perdita della moglie Adele e del figlio Fabio, gettandosi nelle acque del Nera, nel novembre del 1984.
Wolfgang Frankl nasce a Monaco di Baviera il 5 agosto del 1907 e studia presso la Tecnische Hochschulle di Stoccarda dove si laurea nel 1933. Dopo la laurea fugge dalla Germania e si trasferisce in Italia dove intrattiene collaborazioni con diversi professionisti come Luigi Piccinato, Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco. In seguito inizia a collaborare con Mario Ridolfi e, nel corso del tempo, stringe sempre più tale sodalizio professionale interrotto purtroppo dalle leggi razziali promulgate nel periodo bellico che costrinsero l’architetto Frankl a rifugiarsi in Inghilterra. Dopo la seconda guerra mondiale Frankl, rientrato in Italia, riprende il suo posto nello studio di Mario Ridolfi e con lui e con Domenico Malagricci collabora a diversi progetti romani. Partecipa nel 1953 con Ridolfi al progetto per l’istituto INCIS a Messina. Lo studio di Ridolfi all’inizio degli anni settanta si trasferisce nelle Marmore e, alcuni anni più tardi, Frankl si trasferisce con la propria famiglia nella città di Terni dove muore nel 1994.
DOMENICO MALAGRICCI
Architetto e allievo di Mario Ridolfi all’Istituto Tecnico Galileo Galilei di Roma, nel 1949 viene preso dallo stesso, come disegnatore nel suo studio. Laureatosi nel 1965 in architettura all’Università di Roma. Docente di disegno tecnico in vari Istituti, ha svolto la sua attività professionale in stretta collaborazione con gli architetti Mario Ridolfi (dal 1948 senza interruzioni sino al 1970) e Volfango Frankl, onorando, con loro, la città di Terni di numerose opere nonché dell’urbanistica cittadina.
Figlio di padre italiano e madre russa, nacque a Mosca nel 1902 ma già nel 1903 si stabilì con la famiglia a Roma. Fin dalla giovinezza vicino a idee socialiste e filosovietiche, in ossequio alle teorie di Aleksandr Bogdanov, secondo cui il futurismo era un movimento anti-borghese e avrebbe facilitato l'avvento della rivoluzione, fu nei primi anni '20 tra i cosiddetti futuristi di sinistra.
Amico e frequente collaboratore di Ivo Pannaggi, con lui nel 1922 nella Casa d'Arte Bragaglia portò in scena un Ballo meccanico futurista, e lo stesso anno i due firmarono un "Manifesto dell’arte meccanica futurista", in cui si teorizzava l'identificazione tra proletariato e macchina. Filippo Tommaso Marinetti osteggiò questa chiave di lettura, e nel 1923 ripubblicò il manifesto in una versione largamente rimaneggiata, che fu pubblicamente disconosciuta da Paladini e che insieme alle pubbliche manifestazioni di fede fascista di Marinetti segnò il suo distacco dal movimento. Nella seconda metà degli anni '20 lanciò il movimento immaginista, che riprendeva motivi del futurismo insieme ad altri mutuati dal costruttivismo, dal dadaismo e dal surrealismo.
Osteggiato sia dai colleghi futuristi che dai colleghi di sinistra che avevano vissuto l'adesione al futurismo come un tradimento ideologico, Paladini visse in seguito un periodo di marginalizzazione, che lo portò a più riprese ad allontanarsi dall'Italia, in particolare trovando un buon successo negli Stati Uniti, in cui visse tra il 1938 e il 1953, e che fu costretto a lasciare a causa del maccartismo.
Nella sua variegata vita artistica Paladini fu attivo come architetto, pittore, scenografo di cinema e teatro, grafico di riviste e pubblicità.
Attilio Lapadula, architetto e urbanista, nasce a Pisticci (Basilicata), l'8 aprile del 1917 e muore a Roma il 26 marzo 1981. Nel 1931 si trasferisce a Roma, per frequentare il liceo artistico, dove il fratello Ernesto, si era già laureato in architettura, per poi iscriversi alla Facoltà di architettura e laurearsi nel 1940. Inizia l'attività professionale collaborando col fratello Ernesto e parallelamente inizia una carriera universitaria (1940-1981) come assistente del Prof. Plinio Marconi presso la cattedra di Urbanistica della Facoltà di Architettura. Alla partenza del fratello Ernesto per l'Argentina nel 1949, diviene unico titolare dello studio Lapadula portando avanti l'attività per quaranta anni. La sua pratica professionale rivoluziona i settori dell'edilizia residenziale pubblica e privata, scolastica, ospedaliera, commerciale, religiosa, e soprattutto della tipologia per uffici.
Architetto e Urbanista italiano , nato in Basilicata nel 1902, frequentò la Scuola Superiore di Architettura laureandosi nel 1931. Fu un ufficiale di fanteria nel corpo militare dell’Esercito italiano (Granateri di Sardegna); dopo la guerra pubblicò degli articoli (attivo come giornalista)nei quali criticava seccamente le modalità e qualità della ricostruzione delle città italiane. Nel 1928 aderì al MIAR (Movimento italiano per l’architettura razionale) facendo così prendere il via la Razionalismo Italiano. Dal 1934-40 fu assistente di Disegno architettonico e Rilievo dei monumenti presso la Regia Università di Roma; 1940-48 fu professore incaricato della stessa materia e infine nel 1942-46 professore incaricato di architettura degli interni presso la Regia Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1948 lascia l’Italia per l’Argentina, dove prese posto alla cattedra di composizione Architettonica e Urbanistica, nell’Università Nazionale di Còdoba: si dedicò alla didattica, tenne conferenze, fu giudice di diversi concorsi di architettura e pianificazione urbana.
Nel 1963 tornò in Italia e insieme al fratello, progettarono centri turistici nelle isole di Favignana, Levanzo e Marettimo, e la sistemazione urbanistica per lo sviluppo turistico del lido di Pontecagnano (Salerno).
Nasce a Roma il 15 dicembre 1898. Studia architettura a Roma e si laurea nel 1928 con un progetto per una casa d'abitazione con cinematografo in periferia e, nello stesso anno, si presenta al Politecnico di Milano per sostenere l'esame di stato. Dopo l'iscrizione nel maggio del 1932 all'Albo degli architetti di Roma e del Lazio con il numero 167, inizia la sua attività professionale partecipando a numerosi concorsi promossi dal regime fascista.
Nel 1933, Romano vince il secondo premio con il progetto per il quartiere Nomentano. (Il tracciato delle strade è quasi del tutto moderno. La parte compresa tra la via Nomentana, il viale del Policlinico, la via di Villa Massimo è la più signorile, edificata tra la fine del XIX secolo e il primo trentennio del XX con raffinati villini e palazzine.)
Nel decennio 1948-58 Romano va a vivere a Marchirolo in provincia di Varese, dove stenta a mantenersi. Già nel 1948 Guerrini lo invia a riprendere la fraterna collaborazione con un progetto di cinque appartamenti.
Con il gruppo Lapadula, Poggiolini, Agostini e Ceschi, Romano lavora a diversi progetti Ina Casa:
ad esempio il Quartiere coordinato di Treviso (1959)
Si occupa anche di alcuni progetti per l'Incis:
a Mestre (1950)
e in via della Pisana a Roma (1960);
Nell'ottobre 1971 si dimette dall'Albo degli architetti. Prima di morire il 22 giugno 1987 decide di distruggere il suo archivio salvando solo i libri, donati alla biblioteca comunale di Arona.
Scrive Vittorio Gregotti recensendo il progetto “ Questo progetto si presta, per la ricchezza del materiale costruttivamente rigoroso e pur tuttavia continuamente inventato, ad essere uno dei rari esempi in cui l'esperimento ( o parte di esso) dei nuovi quartieri residenziali sovvenzionati si sia salvato dal naufragio a cui sono quasi tutti fatalmente condizionati. Il quartiere di Treviso costituisce un eccezionale esempio di compattezza, di omogeneità e soprattutto di esatta con misurazione dei mezzi, dall'urbanistica all'architettura, all'elemento costruttivo, frutto di un preciso pensiero e di una stretta collaborazione tra gli elementi di un equipe….Soltanto da poco può essere visto come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio e soltanto da poco comincia ad essere apprezzato nei suoi valori estetico formali anche da chi ci abita, diventando, quindi, momento di cultura dell'abitare e momento di confronto con operazioni successive, di valore anche formale, inferiore” lamentava poi “Il villaggio coordinato continua oggi a vivere la sua congenita realtà di quartiere satellite isolato, sostanzialmente Consolidata dal piano regolatore e dalle scelte urbanistiche successive”
"Quartiere coordinato CEP" di Cristina Trentin in ATER TREVISO INFORMAZIONI, ottobre 2001 Vittorio Gregotti recensione progetto San Liberale
PIANO INA casa
https://it.wikipedia.org/wiki/INA-Casa
Fanfani e il Piano INA-Casa: La Grande Ricostruzione
https://www.youtube.com/watch?v=HJchLxCHZyM
Ina-case, quando l’utopia: 50 anni fa si chiudeva il piano ideato da Fanfani per l’edilizia popolare_Carlo Olmo_20 Febbraio 2013
https://www.lastampa.it/cultura/2013/02/20/news/ina-case-quando-l-utopia-1.36122560/
VILLAGGIO COORDINATO CEP_ Cristina Trentin _ATER Treviso Informazioni_ dicembre 2001 pag 12-13
https://ater.tv.it/docs/File/Ater%20informazioni_3_2001.pdf
San Liberale, storia del "villaggio coordinato" nato nel dopoguerra © TrevisoToday
https://www.trevisotoday.it/blog/san-liberale-storia-del-villaggio-coordinato.html
Treviso, San Liberale: Parco Abitato
https://urbanpromo.it/2021/progetti/treviso-san-liberale-parco-abitato/
Investimenti da 57 milioni: Treviso scommette sul nuovo quartiere di San Liberale_ La Tribuna di treviso
https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2021/03/25/news/investimenti-da-57-milioni-treviso-scommette-sul-nuovo-quartiere-di-san-liberale-1.40072459